Sarteano (SI)

Il paese m 573, ab. 4503, è frequentata località termale e di villeggiatura, di cui è riconoscibile l'originario aspetto di borgo murato, sorto a ridosso della rocca feudale dei Manenti secondo un caratteristico schema ad arco. Il castello, formatosi a partire dal XII-XIII secolo sulla via tra Chiusi e Siena, in posizione strategicamente rilevante e in sito naturalmente protetto, era dotato di un imponente sistema difensivo basato su successive cinte murate sul lato orientale (il più vulnerabile), con torri angolari rotonde o semicircolari echeggianti modelli romagnoli; borgo e castello furono riorganizzati entro un unico perimetro fortificato, con torri quadrate e rotonde, sotto la Repubblica senese su progetto da alcuni riferito al Vecchietta (1461-69), che dette definitiva forma all'abitato cresciuto sui fianchi del colle e dotò la fortezza di un imponente mastio quadrato. Il complesso fu ristrutturato nella prima metà del '500 forse con intervento di Baldassarre Peruzzi. Già nel XVII secolo la riconversione di Sarteano da castello a luogo di residenza signorile determinò la trasformazione dell'apparato fortificato, in parte smantellato a metà Ottocento.
Con la denominazione "bagno Santo" vengono indicate le sorgenti termali che sgorgano a circa 400 m da porta Monalda, a ovest della città. Si tratta di acque minerali bicarbonato-solfato-alcalino-terrose (temperatura di 24 °C), note dall'antichità e attualmente utlizzate per alimentare due piscine (aperte dal l° aprile al 30 settembre).

La tomba della quadriga infernale
Tomba della quadriga infernale

Nel 2003 a Sarteano, nella necropoli delle Pianacce, è stata scoperta la Tomba della quadriga infernale. La scoperta è stata eccezionale, sia per lo straordinario stato di conservazione delle pitture, che per l'unicità delle scene rappresentate.

La Tomba della quadriga infernale, una delle più significative testimonianze della pittura parietale etrusca del IV secolo a.C. è senza confronti, sia in ambito pittorico che ceramografico. 

Scavata nel travertino ad una profondità di cinque metri è munita di un dromos di venti metri di lunghezza. È decorata con colori vivaci ed accesi che risaltano sull'intonaco bianco. Le pitture si sono conservate solo sulla parete sinistra e sulla parte sinistra della parete di fondo. La scena più celebre è quella del demone (probabilmente Charun) che conduce su un carro una quadriga formata da due leoni e due grifi, rivolto verso l'esterno della tomba. La quadriga è preceduta da una figura alata frammentaria. Il limite dell'Ade è simboleggiato da una porta dorica dipinta che incornicia una nicchia. Al di là di questa una consueta scena di banchetto con due personaggi maschili. Si tratta molto probabilmente di una coppia di amanti o di una coppia parentale (forse padre e figlio). Accanto a loro un servitore con in mano un colino per filtrare il vino. Nella camera di fondo è dipinto un grande serpente a tre teste. L'ippocampo sul frontone di fondo ha dimensioni eccezionali. Sotto il frontone si trova l'imponente sarcofago di alabastro con il defunto semirecumbente. 


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