Uno degli aspetti più interessanti delle opere di Piero della Francesca, sia che si tratti di affreschi che di dipinti su tavola, è il paesaggio al quale l’artista ha dedicato ampio spazio nelle sue opere. Chi, per un momento, non si è fermato ad osservare e lasciarsi attrarre da quei fondali naturalistici o architettonici che si ritrovano negli affreschi della Leggenda della Vera Croce ad Arezzo o nella Resurrezione di Sansepolcro? Che il soggetto abbia attratto e fatto scrivere nobili versi a poeti, belle pagine a scrittori è cosa nota. Ancora oggi le descrizioni dei grandi viaggiatori potrebbero guidare il visitatore attraverso le opere di Piero della Francesca e permettergli di scoprire che quasi nulla è mutato. Le belle vedute, gli scorci arditi, le montagne brulle e sassose della Valtiberina sono quelle descritte in un viaggio da Sansepolcro ad Arezzo passando per il valico de La Scheggia, da Michel de Montaigne nel 1581, paesaggi immortalati nella parete di fondo della Resurrezione.
L’itinerario alla scoperta delle opere di Piero della Francesca, nella provincia di Arezzo, si snoda tra la Valtiberina, toccando le località di Sansepolcro, Monterchi, borgo natìo della madre Monna Romana e la città di Arezzo.
Il Tevere, il fiume che lambisce la città di Sansepolcro e compare
come elemento naturalistico che divide i due eserciti nella Battaglia
di Costantino e Massenzio, negli affreschi di Arezzo, è raccontato
con particolare affetto e devozione dallo scrittore inglese G. M.
Trevelyan: “Quest’ansa del grande fiume, dove esso lascia la sua
culla montana, fa un effetto particolare sull’immaginazione… la linea
delle alberete che ombreggiano il corso del Tevere, limpido fiume dai
mulinelli azzurri e argentei”.
Le colline rivestite di lecci che fanno da sfondo alla scena della regina
di Saba parrebbero essere un paesaggio molto caro a Piero, un ricordo
legato all’infanzia dell’artista, tra la Val Cerfone e la Val Padonchia,
tra le quali si trova il borgo natale della madre, Monterchi, noto per
il celebre affresco della Madonna del Parto.
I campi arati, le colline viste dall’alto di Anghiari appaiono come
cupolette dai colori cangianti, al mutare delle stagioni, disposte con
grazia e armonia e donano all’osservatore un senso di calma e di
grazia. Sensazioni che si percepiscono anche davanti al paesaggio
dell’Adorazione del legno nel ciclo di Arezzo o nel fondale della Resurrezione di Sansepolcro.
testo tratto da dalla mostra "PIERO DELLA FRANCESCA IN TERRA DI AREZZO"
![]() Monterchi - Madonna del Parto |
Terre di Piero - in the steps of the travelling master - Piero della Francesca
Piero della Francesca Spiegato da Philippe Daverio
Approfondimento